steve jobs

APPLE annuncia il suo ultimo anno alla fiera espositiva Macworld prevista per il 5-6 gennaio prossimi a San Francisco, e sul web impazzano polemiche, speculazioni e discussioni da parte dei fan della Mela. Chi ipotizza l’assenza di nuovi prodotti da lanciare per quella data, chi sancisce la fine di un’epoca – in cui almeno una volta all’anno ci si poteva guardare in faccia e ascoltare il guru-Steve-Jobs predicare alla folla presente sulle meraviglie del mondo Mac. Chi si lancia in speculazioni sullo stato di salute del numero uno (operato qualche anno fa per un cancro al pancreas), e chi punta il dito sulla crisi economica obbligando le aziende a tagliare costi e a reinventare nuove strategie.

No MacWorld… No Jobs. L’annuncio dell’azienda di Cupertino parla chiaro (o quasi). Il prossimo gennaio, a tenere il discorso inaugurale sarà Philip Schiller, vicepresidente e responsabile del marketing mondiale di Apple e non più come consueto il boss. Ma non basta. Quello di gennaio sarà l’ultimo appuntamento a cui Apple parteciperà. Ma come? Che succede? Nero su bianco: “Le fiere sono diventate un mezzo minore con cui Apple si rivolge ai suoi clienti”. Da cui la necessità – secondo l’azienda – di puntare su “modalità nuove ed innovative” utilizzando il proprio sito e la rete di Apple Retail Store sparsi nel mondo (3.5 milioni di visite ogni giorno secondo l’annuncio).

Aggiornamenti in arrivo. I prodotti Mac in attesa di un aggiornamento, tuttavia, non mancherebbero. Prima fra tutti una nuova versione del Mac mini che si aspetta dall’agosto 2007. Gli Apple Cinema Displays, fermi ad aprile 2007. O eventualmente qualcosa inerente i Mac Pro che al MacWorld prossimo compiranno un anno tondo-tondo. Poca roba, però, se paragonata alle novità annunciate in altre fiere espositive. Quando a tener banco c’era l’iPhone 3G, il passaggio da processore PowerPc a processore Intel, o il nuovo sistema operativo tanto per fare qualche esempio. E tanto da far pensare che l’abbandono coincida l’esigenza di tirare i remi in barca prima che la tempesta della crisi economica non sorprenda il transatlantico Apple in mare aperto. Non è forse un caso, che proprio nel giorno dell’annuncio, la Apple abbia rilasciato la nuova versione del sistema operativo Leopard: la 10.5.6. E pochi mesi fa i nuovi MacBook Pro. Ma tant’é.

Il futuro della Mela. E ora? Comunque sia, tutti in riga e agli ordini di Monsieur Jobs. Tutti, tranne la borsa di Wall Street, dove le azioni Apple hanno registrato il 6 per cento di flessione a seguito dell’annuncio. Tutti, tranne i fedeli della Mela, a cui mancherà l’annuale pellegrinaggio verso il Moscone Center di San Francisco alla ricerca della magia di cui Jobs è stato capace in questi anni. Tutti, tranne gli stessi organizzatori del MacWorld, che rischiano così di seguire le orme degli altri spazi espositivi – quasi tutti falliti dopo il forfait di Apple – come NAB, Macworld New York, Macworld Tokyo e l’Apple Expo a Parigi. Ma che, per bocca di Paul Kent, vicepresidente IDG World Expo, fanno buon viso a cattivo gioco: “Tutto ok. Quest’anno ci aspettiamo uno show straordinario”, ha dichiarato il general manager al New York Times.

Tutti, o quasi tutti insomma, alla corte del re Steve Hobbs, a capo della “Mapple” – come è stato ribattezzato nella serie dei cartoni animati “Simpsons” – ma senza di lui. Se non un’epoca, a finire sembra comunque l’entusiasmo di molti che si aspettavano anche quest’anno il tocco magico della Mela per riprendere fiato.