A 13 anni non conoscevo più l’altra mia madre

L’incipit del toccante romanzo di Donatella Di Pietrantonio non lascia scampo: è impossibile non andare avanti, divorare le parole una di seguito all’altra e lasciarsi strizzare il cuore.

Un premio Campiello, secondo me più che meritato, L’Arminuta mutua il termine al dialetto abruzzese e vuol dire la “ritornata”.

Chi è questa ragazzina che si trova all’improvviso catapulta in un mondo per molti versi arretrato, un mondo di povertà vera e di privazioni a lei estraneo e sconosciuto? Da dove e perché ritorna?

Donatella, una donna dai modi garbati che ispira il desiderio di averla come amica, risponde con piacere e disponibilità alla nostra intervista in collegamento telefonico.

E dietro la sua dolcezza si cela una scrittrice forte ed intensa che sa raccontare l’umanità attraverso un linguaggio spigoloso, a volte crudo come può essere la realtà priva di poesia che lei ci racconta in questo ultimo componimento.

Eppure in tutte le pagine del suo romanzo ho trovato una liricità disarmante e commovente, senza artifici o sentimentalismi.

E quando all’ultima pagina sei lì per chiudere il libro, ti accorgi, con una struggente sensazione di pienezza di vita, che stai sorridendo.

Articolo e intervista a cura di Sonia Loffreda

Donatella Di Pietrantonio - L’Arminuta
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