Il pianista salvato dalle note
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LONDRA – A sette anni era un bambino prodigio, a cui si pronosticava un futuro come uno dei più grandi pianisti del mondo. A ventun anni si sentiva un rottame, squassato dai tremiti incontrollabili della sindrome di Tourette, una grave malattia neurologica: dovette abbandonare il pianoforte nel mezzo di un concerto e la sua carriera sembrava finita. Da allora Nick Van Bloss ha lasciato l’Inghilterra, i familiari, i palcoscenici, ed è andato a chiudersi, in totale isolamento, in una vecchia casa fatiscente di Lisbona. Be’, non era del tutto solo: con lui c’era un pianoforte. E dalla casa, specialmente la notte, risuonavano le note di Beethoven e Bach, perché il pianista malato, senza più timore di deludere il pubblico, aveva ripreso gradualmente a suonare, soltanto per sé. L’unico contatto umano che aveva con l’esterno era un’anziana vicina portoghese, che gli depositava regolarmente sulla porta di casa una torta, da lei preparata.

Ma non era certo la musica a spingerla a regalare le torte a Nick: la donna era completamente sorda.

Sembra una storia da film, ne ricorda effettivamente uno, “Shine”, in cui si raccontava la vera battaglia combattuta dal pianista australiano David Helgoff con una malattia mentale, e anche questa potrebbe trovare presto un regista ad Hollywood. Nel frattempo ha trovato il lieto fine: ieri sera, dopo quindici anni di assenza dalla scene, Van Bloss è tornato a suonare davanti a un pubblico, suonando alla Cadogan Hall di Londra, insieme alla English Chamber Orchestra, diretto da David Parry. Il pianoforte è stata la sua cura: una cura che non gli restituisce la guarigione totale, ma che gli permette di nuovo di suonare. “Dopo tanti anni in cui ho suonato per un unico spettatore, me stesso, torno a farlo davanti a una sala piena di gente, è un miracolo”, dichiara il pianista al Times. Il miracolo della musica: appena Nick posa le dita sulla tastiera, il suo male scompare. “Di solito non c’è un momento in cui almeno un muscolo del mio corpo non stia contraendosi o contorcendosi”, dice, calcolando che le scosse e i tic si ripetano mediamente 40 mila volte al giorno. “E’ come avere un alieno dentro di te, qualcosa che spinge e preme per uscire fuori. I muscoli si piegano, i denti si spezzano, gli occhi cominciano a dolermi. E’ piuttosto atroce”. Poi comincia a suonare, e il dolore si arresta: “Tutto a un tratto avverto la meravigliosa sensazione della normalità”, continua. “Immagino che i miei muscoli si stendano su una poltrona e vogliano godersi anche loro la musica”.

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Il piano, spiega Van Bloss, è per lui qualcosa di simile a una sorte di interruttore “acceso-spento”: quando lo tocca, la sindrome di Tourette si spegne; quando smette di suonarlo, si riaccende. Il Times ricorda che anche Mozart, secondo alcune supposizioni, soffriva della medesima malattia; e un eccezionale talento musicale è stato spesso collegato a particolari condizioni neurologiche. “Mi piace pensare di aver trasformato qualcosa di negativo in positivo”, afferma il pianista. “La Tourette era il mio nemico, ma ho imparato ad accettare che la sindrome è anche ciò che mi ha reso il musicista che sono oggi. Penso di essere stato maledetto, ma di aver ricevuto anche una benedizione”. Fonte Repubblica.it