Quando un evento arriva alla decima edizione significa anche che ormai esso ha acquisito un consolidamento, sia in termini di organizzazione che in termini di partecipazione,  quindi arriva anche il momento di voltarsi indietro e fare delle considerazioni. Ogni volta che ha fine settembre questa gara torna nel calendario, immediatamente i miei pensieri tornano alla prima edizione di 10 anni fa, all’ entusiasmo ed al vecchio campanilismo che caratterizarono quell’ esordio di questa epica corsa sul tracciato della Vecchia Salaria, strada Consolare Romanica dal fascino senza tempo. Certo la crisi economica già mordeva il nostro territorio, ma nessuno avrebbe mai ipotizzato  l’ enorme desertificazione industriale che  essa ha provocato specialmente in questi ultimi anni. La mia passione per la corsa risale a tanti anni fa, quando ero ancora bambino e mi fu trasmessa  da mio padre, emigrante negli anni ’50 nel Regno Unito, dove aveva appreso i rudimenti dell’ atletica , frequentando le garette di cross-country dell’ isola britannica. Così agli inizi degli anni ’70, ogni volta che per mezzo di vecchie utilitarie si andava verso il mare, la mia mente fantasticava e per attimi vedevo i tratti di strada ombreggiati da gelsi e tigli, riportati a vecchio selciato, percorso dai calzari dei legionari romani in marcia. Ogni tanto m risvegliavo dalla fantasia e mi ritrovavo immerso in un paesaggio rurale , tra splendide ville settecentesche e casolari di mezzadri , mentre ci si fermava per una sosta rinfrescante in una vecchia osteria, facendo merenda con ” cacciannanze ” e mortadella innaffiati da vino e gazzosa. Allora dicevo a mio padre che sarebbe stato bello fare tutta quella strada di corsa e lui pronto a ribattere – ” Troppo lunga , figliolo , … troppo lunga “. Ancora ero troppo giovane e non conoscevo i segreti delle corse di lunga lena. Oggi c’ è la superstrada che porta al mare in tempi brevissimi e ogni volta che si percorre la ” cara ” Vecchia Salaria si è costretti ha fare i conti con tanti semafori , incroci e centri abitati ormai densamente popolati senza soluzione di continuità. Forse è per questo che a fine settembre, ogni volta che torna l’ Ascoli-San Benedetto, si lasciano  alle spalle tutti i problemi del nostro presente, ed è bello ed affascinante, almeno per un giorno, tornare indietro nel tempo e riappropriarci con la lentezza dei nostri passi di un bezzo della nostra vita, quando c’ era ancora futuro e c’ era ancora posto per i sogni. La gara che quest’ anno ha visto la partecipazione di oltre 360 podisti, si è snodata su un percorso di 33,250 chilometri, che partendo da Piazza Arringo, in pieno centro storico ascolano, è uscita dal capoluogo piceno attraversando il popoloso quartiere di Monticelli, per giungere sul lungomare di Porto d’Ascoli fino ad arrivare in piazza Giorgini, cuore della “movida” sambenedettese, in una fresca ed assolata mattinata di inizio autunno. Per il secondo anno consecutivo si è imposto a braccia alzate il marocchino Tarik Marhnaoui in 1h 57′ 17″ davanti al farese Alberico Di Cecco ( 2h 01′ 01″ ) che sembra vivere una seconda giovinezza agonistica, dilettandosi oltretutto anche nel ruolo di presidente di società ed organizzatore di eventi. Terzo il ” keniano ” d’ Abruzzo Antonio Bucci che ha chiuso in 2h 02′ 11″.
Tre le donne ha primeggiato la marscianese Silvia Tamburi (2h 14′ 24″) davanti alle marchigiane Sara Carducci ( 2h 16′ 02″ ) e Cristina Marzioni ( 2h 17′ 01″ ). In concomitanza alla gara ” Regina” è partita da Castel di Lama una mezzamaratona di 21,097 chilometri, con la presenza di poco più di 150 atleti, denominata ” VII Memorial Paola Cipollini ” vinta dall’ ascolano Vincenzo Mancini ( 1h 17′ 08″ ) mentre tra le donne ha trionfato la concittadina, ma non parente, Ilaria Mancini ( 1h 27′ 51″ ) . Termino con un breve consiglio agli amici organizzatori , con i quali abbiamo sempre condiviso  passione ed idee innovative : –  Amici ora che abbiamo dato una botta alla botte…non  è il caso di dare una botta anche al cerchio . A nostro avviso la tassa di iscrizione pare un po’ esagerata,  specialmente in un territorio ancora martoriato da una grave crisi industriale, la possibilità di correre una gara così bella non dovrebbe essere preclusa a nessuno!
                          Vittorio Camacci