Più Lisbeth che Erika nel Larsson che va in sala

ROMA – Ai (pochi) italiani a cui il nome Stieg Larsson non dice nulla, sapere che Uomini che odiano le donne arriverà nelle sale italiane il prossimo 29 maggio – distribuito dalla Bim – non provocherà emozioni particolari. Visto che, in apparenza, si tratta di una pellicola svedese come tante, con regista e cast tutti scandinavi: magari interessante, come altri prodotti di quelle cinematografie, ma pur sempre di nicchia. E invece…

E invece, siamo di fronte – almeno per il pubblico europeo – a un vero e proprio evento. Attesissimo, da legioni di fan (anche italiani). Perché il film in questione è tratto dal primo capitolo della trilogia letteraria Millennium. Uno dei pochi fenomeni culturali degli ultimi anni: il trittico giallo dello scrittore svedese Stieg Larsson (Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava col fuoco, La regina dei castelli di carta) ha venduto in tutto il mondo oltre dieci milioni di copie, un milione nel nostro Paese (l’editore è Marsilio). E Uomini che odiano le donne nel 2008 è stato il libro più venduto nel Vecchio continente.

Ma – oltre al clima avvincente, alla trama in cui tutti i dettagli alla fine tornano a posto, alla scrittura essenziale, al fascino dei personaggi principali – a decretare il successo di Millennium è stata anche la fine prematura del suo autore: stroncato a 50 anni da un infarto, poco dopo aver portato i manoscritti all’editore. Una beffa del destino che ha contribuito ad alimentare il suo mito. E così, morto Larsson, a decidere di vendere i diritti cinematografici (alla società svedese Yellow Bird) sono stati i suoi familiari. Lo scrittore, invece, da vivo era scettico: sosteneva che la lunghezza e complessità delle sua trame era adatta alla tv, non al cinema.
Le cose però sono andate diversamente. Risultato: un thriller di due ore e mezzo tratto dal primo dei libri della trilogia, e che secondo rumors insistenti aprirà a maggio il prossimo Festival di Cannes. Diretto con ritmo sostenuto, all’americana, dal danese Niels Arden Oplev, e girato (quasi tutto in esterni) in Svezia. Con due protagonisti svedesi doc. E che, almeno secondo quanto riportato sui media scandinavi (lì la pellicola è già nelle sale), è abbastanza fedele, nell’intreccio e nelle atmosfere, al libro da cui è tratta.

Il protagonista è Mikael Blomkvist, giornalista economico in crisi che viene incaricato di cercare indizi sulla scomparsa – avvenuta quarant’anni prima – di Harriet Vanger, appartenente a una famiglia potente e inquietante. A dargli l’incarico è lo zio della presunta vittima, convinto che sia morta. Nell’indagine, il giornalista si fa aiutare dall’altro personaggio fondamentale della storia: la hacker tatuata e apparentemente senza scrupoli Lisbeth Salander. E per loro due, il viaggio tra i segreti di quella famiglia sarà più oscuro che mai…

Quanto agli interpreti, Mikael Blomkvist ha il volto di uno dei più noti attori svedesi, Michael Nyqvist, esploso alcuni anni fa col successo internazionale di Together. Meno scontata, invece, la scelta di colei che ha interpretato Lisbeth Salander: dopo un lungo casting è stata ingaggiata la poco celebre Noomi Rapace. Che pur di ottenere la parte si è sottoposta a una forte trasformazione fisica: ha tagliato i capelli, ha preso lezioni di pugilato, si è fatta piercing praticamente ovunque. L’unica cosa posticcia di lei che vedremo sullo schermo è il tatuaggio a forma di dragone, importato dall’America.

Certo, come sempre accade quando si portano sullo schermo saghe molto amate (vedi Harry Potter o Il Signore degli anelli), alcuni fan duri e puri hanno storto il naso. Ad esempio sottolinenando che la Rapace, pur con tutta la buona volontà, è troppo imponente rispetto alla minuta, androgina, quasi anoressica Lisbeth. “Non è vero, Noomi è memorabile nel ruolo”, l’ha difesa il fratello di Stieg Larsson, Joakim. E poi c’è stato chi ha protestato per la quasi assenza nel film dell’altro grande personaggio femminile del libro, Erika. “E’ vero, è una perdita forte – ha ammesso Michael Nyqvist – ma la ritroverete nella serie televisiva”. Già: perché la casa di produzione ha già girato anche sei episodi per il piccolo schermo, che andranno in onda nel 2010.

Per il resto, l’attore principale ha negato di aver sentito il peso della responsabilità, nell’incarnare un personaggio amato da milioni di lettori: “Ci abbiamo lavorato un anno e mezzo – ha dichiarato – restando concentrati sull’universo di Stieg Larsson. In maniera onesta, cercando di portare a termine la sua ‘missione'”. Quanto al regista, ha assicurato di aver reso con grande cura la saga: “Volevo che ci fossero tutti i dettagli, dalle vecchie foto attraverso cui rivive Harriet alla memoria fotografica di Lisbeth. E, soprattutto, volevo che il film conservasse lo spirito tagliente del libro. Il suo mostrare il lato oscuro della società”.