Le Frecce Tricolori durante un’esibizione (Fotogramma)

MILANO – Il fumo verde ci sarà. Ma non da solo. Ci saranno anche il bianco e il rosso. Le Frecce Tricolori sono pronte a tenere la loro esibizione a Tripoli. Ma solo a condizione di poter concludere la performance con i colori della bandiera italiana. In caso contrario, ha fatto sapere il comandante della pattuglia acrobatica, maggiore Massimo Tammaro, «non ci alzeremo in volo».

I DUE GOVERNI – Una posizione, quella di Tammaro, in linea con quella del governo italiano: lo stesso Silvio Berlusconi, principale teorico della riappacificazione con la Libia anche in funzione economica e commerciale, ha preso la parola per dire che gli aerei dovranno chiudere la propria esibizione con la tradizionale fumata tricolore oppure non se ne farà nulla. Prima di lui era stato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, a far sapere di avere confermato all’ambasciatore della Libia in Italia la disponibilità alla performance dei nostri aerei. «Ho altresì confermato – aveva aggiunto – che le modalità dell’esibizione della pattuglia italiana sono le stesse sempre, rispettate in tutti i Paesi del mondo dove le Frecce Tricolori si sono esibite». Ma Tripoli non sembra intenzionata a cedere nel braccio di ferro pretendendo che venga utilizzato il solo fumo verde, colore nazionale e dell’Islam: «Oggi è la loro festa nazionale, vorrebbero avere solo il proprio colore – ha puntualizzato l’ambasciatore italiano a Tripoli, Francesco Paolo Trupiano -. Ma i nostri punti sono chiarissimi, vedremo fino all’ultimo momento». Una situazione di grande incertezza, insomma. Che ha già avuto come conseguenza lo slittamento di un’ora dell’esibizione delle Frecce rispetto al programma iniziale. Un’ultima voce che sembrerebbe poter chiudere la discussione è quella dell’ambasciatore libico a Roma, Abdulhafed Gaddur, che ha spiegato che le Frecce potranno chiudere il loro show con la classica fumata bianco-rosso-verde e che la Libia non ha mai opposto alcun divieto su questo punto: «Sono state persone non responsabili a mettere in giro questa voce».

«L’OMAGGIO DEGLI ITALIANI» – Intanto, la città è blindata e pronta per i festeggiamenti A ogni angolo di strada e sulle facciate degli edifici sul lungomare ci sono luminarie, bandiere e maxi-affissioni che celebrano ’Al Fatah’, «la conquista» del primo settembre di quarant’anni fa. Il colonnello ha voluto fare le cose in grande. A partire dalle 16, secondo il programma ufficiale, sfileranno schieramenti di fanteria e della marina, nuclei di sommozzatori, mezzi corazzati terrestri e cingolati. Alla parata saranno presenti i leader dell’Unione Africana, tra cui il presidente sudanese Omar al-Bashir e altri capi di Stato come il venezuelano Hugo Chavez. In questo contesto, l’esibizione delle Frecce – insieme agli aerei militari di altri paesi come Francia, Portogallo e Serbia – assumerà, nell’ottica libica, un forte significato simbolico. Lo stesso Gheddafi lo ha sottolineato, domenica, nell’incontro con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per il Giorno dell’amicizia italo-libica (come riporta l’agenzia Jana): «I piloti italiani che in passato venivano a bombardare la città di Tripoli – ha osservato il colonnello – oggi vengono a congratularsi con il popolo libico per i 40 anni della Rivoluzione».

LA «DIPLOMAZIA COMMERCIALE» – Berlusconi, che ha lasciato la Libia nella tarda serata di domenica e oggi non sarà presente alle celebrazioni, era tornato sull’importanza della visita a Tripoli in un’intervista a Giornale, replicando alle polemiche dell’opposizione: «Sono critiche come sempre fuori luogo – ha affermato il premier – E arrivano da chi è stato amico dell’Unione Sovietica e della Cina comunista ed è ancora amico di Fidel Castro». Berlusconi ha parlato poi di «risultati straordinari» della «nostra diplomazia commerciale» e cita l’autostrada (di 1.700 chilometri, ndr) che collegherà Egitto e Tunisia, affidata a imprese italiane «mentre l’Ansaldo Breda fornirà la parte tecnica dei treni ad alta velocità che serviranno tutte le più importanti città libiche».

EUROPA ASSENTE – Alla cerimonia di Tripoli non ci saranno nemmeno gli altri leader europei, che hanno preferito tenersi alla larga dopo la scarcerazione per motivi umanitari, la scorsa settimana, da parte delle autorità scozzesi di Al Megrahi, l’ex agente dei serivizi libici condannato all’ergastolo per l’attentato di Lockerbie del 1988, costato la vita a 270 persone. L’accoglienza riservata da centinaia di libici a Megrahi, malato terminale di cancro alla prostata (l’uomo è stato ricoverato ieri sera, e stando a fonti libiche sarebbe in fin di vita), dopo il rientro in patria ha scatenato cori di disapprovazione nella comunità internazionale. Il governo inglese aveva espresso la sua indignazione e Gordon Brown aveva avvertito Tripoli che l’eventuale presenza, poi smentita, di Al Megrahi alle celebrazioni in onore di Gheddafi avrebbe provocato un incidente diplomatico. Ora la Libia tenta di ricucire. E’ di oggi la notizia, riportata dall’Independent, che Tripoli potrebbe risarcire le famiglie delle vittime dei terroristi nordirlandesi dell’Ira, a titolo di compensazione per il ruolo avuto nel passato nel sostegno e nella fornitura di armi per gli attentati. Un accordo nel merito, però, non sarebbe ancora stato raggiunto.

COREOGRAFIE IN PIAZZA – Tornando alle celebrazioni di Tripoli, dopo la parata proseguiranno alle 19.30 con la cena dell’Iftar (che al tramonto interrompe il digiuno del Ramadan) in una mega-piattaforma galleggiante. In serata, poi, dalle 21.30 sarà la volta di un maestoso spettacolo nella centralissima Piazza Verde sulla storia libica degli ultimi 5mila anni (dai fenici ai romani, fino alla civiltà araba): circa 300 tecnici stanno lavorando da due settimane all’allestimento dell’imponente coreografia con cammelli, cavalli, elefanti, palloni aerostatici e 400 artisti, fra attori e ballerini. Pubblico previsto: 250mila persone