tina

In occasione della giornata mondiale contro la Violenza di Genere vi presentiamo una ad una le storie “Ti Racconto come ne sono Uscita” il progetto realizzato da Radio Incredibile nell’ambito di C’entro anche io, la progettualità di Coop Alleanza 3.0.

Il progetto ha visto la preziosissima e fondamentale collaborazione di On The Road, Free Woman e Casa delle Donne.

Dopo la storia di Amal e la storia di Sibilla, ascoltiamo la storia di Sibilla

Leggi la storia

Mi chiamo Tina, sono nata a Ughelli (Delta State), sono nigeriana. Ho 17 anni.

La famiglia è molto numerosa: i miei genitori lavorano come agricoltori e hanno 7 figli: tre maschi e 4 femmine.

La mia famiglia è molto povera. Noi figli non siamo andati a scuola e abbiamo cominciato a lavorare la terra molto presto. A 7 anni i miei genitori mi hanno mandato a vivere con una zia a Lagos e con lei ho lavorato al mercato. A 15 anni sono tornata a Ughelli ma mio padre non voleva. La mia famiglia è molto povera..e la mia mamma un giorno parla con una signora che si chiama Dorcas che dice che io posso andare in Italia con lei, per lavorare nelle case di persone ricche e fare la domestica.

Sono partita per l’Italia senza documento e con un’altra ragazza. Abbiamo preso un autobus e un uomo ci accompagnava e pagava lui tutto il viaggio. Abbiamo raggiunto Kano e conosciuto lì un Connection Men ganese che dava i soldi alla polizia tutte le volte e con lui in moto abbiamo attraversato il confine col Niger. Poi abbiamo continuato il nostro lungo viaggio prendendo un altro autubus fino ad Agased e poi con altre 30 persone fino a Sabhda, inn Libia dove abbiamo vissuto in una Connection House. Poi quando sono finiti i soldi ci mettono pure in prigione a Quatroun….lì io…sono violentata da poliziotti per due settimane, anche altre ragazze. Poi arrivano i soldi e così possiamo essere liberati. Quando arriviamo a Tripoli, Dorcas ci fa andare a casa di una sua amica e dopo una settimana andiamo al campo di Jansour dove spettiamo per imbarcarci per l’Italia. Anche in questo campo i poliziotti fanno delle cose con noi ragazze, ci trattano male e costringono a fare sesso.

Quando parto col gommone pieno ho molta molta paura. Arriviamo in Sicilia dopo che la nave stava per affondare e una nave tedesca ci ha soccorsi in mare.

Mi portano al Centro CARA di MINEO, ma dopo qualche giorno scappo insieme Dorcas. Andiamo a Roma in autobus. A Roma c’è il fidanzato di Dorcas che con la macchina ci porta a Porto d’Ascoli, vicino a San Benedetto del Tronto. Il fidanzato di Dorcas mi dice che devo dare al lui e a Dorcas 35.000 euro e che per ripagare il debito  dovevo fare la prostituta sulla strada della bonifica del Tronto.

Io non voglio e loro mi fanno un rito. Prendono alcuni miei capelli, ipeli, sangue e dicono che se non faccio la prostituta io morirò perché la mia anima, dopo questo rito, poteva impazzire o morire.

Allora io vado a fare la prostituta. Loro dicono che io devo prendere dai clienti 10 eruo o 30 euro e anche fare sesso senza preservativo per chiedere più soldi.  Io lavoro nella strada della bonifica dalle 7 di mattino alle 2 di notte e poi devo pagare tutto alla madame e al suo fidanzato. Ogni giorno lovo vogliono che io porto a casa 200 euro perché senno mi fanno male. In più devo pagare anche l’affitto, il gas, la luce e cibo.

Io rimango incinta e Dorcas mi dice che devo abortire con le medicine che mi da. Ho forti dolori al ventre e alla pancia e perdo il mio bambino.

Però insieme ad un’altra ragazza che abita con me a casa di Dorcas decidiamo che vogliamo scappare e ci mettiamo d’accordo con altre 2 ragazze che lavorano nella Bonifica. Una di queste ragazze conosceva un ragazzo italiano che voleva aiutarci e così lui un giorno ci prende con la sua macchina e ci porta in Associazione On the Road.

 

Tina, insieme alle altre 3 ragazze entrano in programma e, non senza fatica, riescono a denunciare i propri sfruttatori con l’affiancamento dei legali dell’associazione On the Road. Il modello di tutela italiano per la sua specificità si pone come modello di riferimento sul panorama internazionale. L’Italia sceglie di tutelare la vittima di tratta e sfruttamento in quanto vittima, grazie ad una normativa che permette alla persona di essere protetta anche se non vuole o non può sporgere denuncia. L’accesso ai programmi di assistenza e integrazione sociale si articola su due programmi, uno di prima assistenza (ai sensi dell’art.13 della legge 228/2003) e che ha la durata di 3 mesi e il programma di assistenza e integrazione sociale previsto dall’art.18 del d.Lgs. 286/98 “Testo unico”; il rilascio del permesso di soggiorno denominato “umanitario” e della protezione avviene quindi a fronte di una denuncia della persona vittima oppure attraverso quello che viene definito “percorso sociale”. Le persone che vi aderiscono possono studiare e svolgere attività lavorativa e al suo termine la persona può convertire il permesso temporaneo in permesso per motivi di lavoro o di studio.

La tratta degli esseri umani finalizzata allo sfruttamento nella prostituzione, nel lavoro forzato, nell’accattonaggio o in attività illegali è una forma di schiavitù.

L’Onu stima che la tratta degli esseri umani coinvolga 21 milioni di persone nel mondo e che muova un giro di affari pari a 32 miliardi di dollari l’anno: donne, uomini e bambini ‘schiavi’ in tutto il mondo. In Italia, secondo il Ministero dell’Interno, questo crimine  costituisce la 3° fonte di reddito per le organizzazioni criminali, dopo il traffico di armi e droga.

Dal 2000 ad oggi, oltre 900 persone hanno usufruito dei programmi di protezione sociale attivati dall’Associazione On the Road per uscire dai circuiti dello sfruttamento sessuale e lavorativo.