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Come è ormai abitudine consolidata, il nuovo disco degli U2, “No line on the horizon” che dovrebbe arrivare nei negozi fisici e on line alla fine del mese, è già disponibile sul web attraverso le reti peer to peer. Il disco non è stato, come è accaduto nel caso degli ultimi album di Bruce Springsteen, “rubato” da qualche pirata informatico, ma è stato messo in vendita per errore da un negozio on line mercoledì, e nonostante sia stato immediatamente ritirato è stato immediatamente scaricato e messo successivamente on line nelle reti di condivisione peer to peer.

Diciamo subito che “No line on the horizon” è un disco magnifico, l’album che segna il ritorno della band irlandese alla grandezza dei tempi migliori: dimenticato il rock lineare e anche piuttosto ovvio degli ultimi dischi, messa da parte l’ansia “giovanilista” di “All that you can leave behind” e “How to dismantle an atomic bomb”, Bono e compagni hanno scelto la via della maturità e hanno realizzato il loro miglior lavoro da dodici anni a questa parte, dai tempi di “Pop”, l’album che aveva chiuso i loro gloriosi anni Novanta. E’ un disco fantastico, appassionante, ricco di sonorità sorprendenti ma al tempo stesso fedelissimo alla radice rock della band irlandese, epico e romantico, sentimentale e grintoso, suonato con intensità e intelligenza, e cantato da Bono con passione. L’album si apre con “No line on the horizon” ed è immediatamente chiara la distanza di questo nuovo lavoro dai precedenti: la trama sonora è ricca e complessa, suoni elettronici e chitarre si fondono su un ritmo che non ha nulla di squadrato, sull’onda del quale Bono canta con voce alta e sofferente. Il suono è nuovo, lo stile è inconfondibile, la chitarra di The Edge e la voce di Bono sostengono un pezzo che è degno della loro miglior produzione.
Ma è nulla, perché subito dopo arriva “Magnificent”, un brano che può già essere annoverato nel repertorio classico degli U2, un rock che sembra apparentemente arrivare direttamente dagli anni Ottanta, dagli esordi della band, ma che ha uno spirito moderno e delle sonorità profonde, lontane da ogni forma di revival della new wave.
Il terzo brano, “Moment of surrender” segna un cambiamento di stile anche nel modo in cui Bono scrive i testi: “Mi ero stancato di scrivere sempre in prima persona. Così per questo album ho inventato una serie di personaggi, un vigile urbano, un drogato, un soldato che è in Afghanistan”. “Il drogato è il protagonista di Moment of surrender”, ha aggiunto Brian Eno, che con Daniel Lanois è il produttore dell’album. A parte qualche correzione e l’aggiunta di una parte di cello all’inizio, il brano è sull’album esattamente com’ è stata fatta la prima e unica volta in cui è stata suonata”.
Che “No line on the horizon” sia il lavoro che riporta Bono, The Edge, Larry Mullen Jr. e Adam Clayton ai livelli di “Achtung Baby” lo confermano anche i brani precedenti, il bellissimo “Unknow Caller”, uno dei momenti più intensi del disco, con una parte cantata in coro che è diversissima da tutto quello al quale gli U2 ci hanno abituato. E soprattutto “I’ll go crazy if i dont’ go crazy tonight”, dove compare anche la collaborazione di Will.I.am dei Black Eyed Peas, un brano che si apre con la classica chitarra di The Edge e si apre in un gioco ritmico e melodico assolutamente avvicente, sul quale la voce di Bono canta “Ogni generazione ha una possibilità di cambiare il mondo”.
Poi c’è una “pausa” e arrivano prima il singolo che ha anticipato il disco, “Get on your boots”, e poi “Stand up comedy”. Il primo è un rock non particolarmente avvincente, il secondo è un brano che sembra, sfortunatamente, uscito dalle session dei due dischi precedenti e che dimostra in pieno la distanza tra gli U2 degli anni appena passati e quelli di oggi, un pezzo rock, con un riff vecchio e ripetitivo, che nulla aggiunge a quanto la band ha saputo fare in questi anni. E’ l’unica nota negativa in un album che subito dopo propone la bellissima Fez.Being Born, registrata per l’appunto a Fez, uno dei brani più belli e innovativi del disco, dove rimti arabi, suoni elettronici, voci di strada, chitarre elettriche, si fondono in una delle più belle canzoni che gli U2 abbiano mai realizzato, quella in cui la presenza di Eno e Lanois si sente maggiormente.
E’ la voce di Bono a dominare “White as snow”, una ballata che inizia in maniera acustica e si apre nel ritornello in maniera sognante ed epica, seguita da “Breathe”, travolgente esempio di modernità, e straordinario esempio di rock, dove la chitarra elettrica di The Edge domina il suono in maniera esemplare. Fino ad arrivare al brano conclusivo, “Cedars of Lebanon”, in cui Bono racconta la guerra in Medio Oriente con toni recitativi, parlando più che cantando.