Dal blog di Federico piesio

Lippi riparte da Nelspruit con gli stessi 11 della partita di apertura del girone F, il più facile del mondiale, è bene ricordarlo. Il 4-4-2 con cui l’Italia si presenta contro gli All Whites dalla Nuova Zelanda è la maschera di una squadra sostanzialmente identica, nella disposizione e nell’atteggiamento, alla formazione che è stata fermata sei giorni fa dal Paraguay – a proposito, complimenti alla squadra di Martino per la vittoria convincente contro la Slovacchia. Le anomalie non si limitano allo schieramento: già al 7′ gli azzurri sono sotto di un gol, frutto di un calcio piazzato (deja vue?) leggermente deviato e che Smeltz si ri trova tra i piedi ad un passo dall’incolpevole Marchetti, che beffa con un colpo di punta rasoterra. Fuorigioco, ok. Ma…
quest’Italia non può cercare solo alibi nell’arbitraggio, come nei mondiali addietro dove la squadra era di livello e poteva puntare a qualcosa di concreto. Gli All Whites come nella gara inaugurale portano in campo tre punte, scelta che definirei intelligente più che coraggiosa, dal momento che l’unico gioco possibile contro avversari tecnicamente superiori sono i lunghi lanci dalle retrovie, mentre il centrocampo ha l’unico compito di bloccare le manovre azzurre, cosa che riesce soprattutto per la scarsa vena dei nostri. Tra l’altro le tre punte avversarie si fanno notare per la loro scarsa mobilità e per i gomiti alti sugli stacchi aerei, che indispettiscono i nostri centrali e tutta la panchina azzurra. Il primo tempo, dopo il gol neozelandese, vede gli azzurri lanciarsi in avanti alla ricerca del pareggio, la manovra però è lenta e gli avversari hanno vita facile per le vie centrali. Sulle fasce laterali, Pepe pro va a proporsi ma raramente va al cross e spesso si accentra creando confusione e non permettendo gli inserimenti dei centrali di centrocampo. Dall’altro lato, Marchisio non pervenuto. Due occasioni in pochi minuti per l’Italia: un tiro da distanza corta di Chiellini, che dimostra di non sapere usare il proprio sinistro, e un destro a giro molto meglio calciato da Montolivo, che coglie un palo ingiusto con Paston immobile. Il pareggio arriva nella via meno spettacolare: De Rossi va giù in area su una trattenuta neanche troppo insistita, per Batres è rigore netto, che Iaquinta trasforma spiazzando l’estremo difensore avversario. Gli ultimi minuti del primo tempo non fanno registrare ulteriori occasioni. 
Lippi non è comunque soddisfatto di Gilardino (come potrebbe?) e dell’indisciplinato Pepe che pure aveva mostrato nella prima metà la stessa volontà e personalità della prima partita. Dentro l’imprevedibilità di Totò  Di Natale e di Camoranesi. Scelte che si riveleranno utili solo a metà, dal momento che lo juventino non tiene la fascia e tende ad accentrarsi più di quanto non avesse fatto Pepe nel primo tempo. Nessuna sovrapposizione con il volenteroso Zambrotta che, perlopiù libero da incarichi difensivi, si affaccia spesso in avanti. Il piede però non è più quello di una volta, e sia dal suo lato che da quello di Criscito e Marchisio non arrivano cross che gli attaccanti possano trasformare in qualcosa di buono. Gli azzurri cercano di schiacciare gli avversari nella loro metacampo ma sono senza idee, confusionari – non si contano i lanci lunghi sui quali gli armadi neozelandesi hanno vita facile – e spesso si notano tre maglie azzurre in pochi metri mentre l’ideale sarebbe stato allargare sulle fasce e cercare gli 1-contro-1 o le sovrapposizioni dei terzini. Dopo un quarto d’ora entra Pazzini per un inesistente Marchisio ma la musica non cambia di molto. Si registrano un tiro al volo di Di Natale e un gran destro da fuori di Montolivo, entrambi disinnescati da un attento Paston. La Nuova Zelanda dal canto suo ha due occasioni con un gran tiro al volo di Vicelich (che coraggio!) che esce di poco e soprattutto con il subentrato Woods che salta Cannavaro al limite dell’area e lascia partire un diagonale pericoloso che Marchetti vede uscire di poco alla sua sinistra. L’1-1 è nell’aria e nonostante i 5′ di recupero non c’è un vero e proprio arrembaggio dei nostri.
L’atteggiamento della squadra non va, questo è certo. Ma sono la tecnica e la fantasia a mancare, data l’assenza di giocatori dalla treqquarti in su con un bagaglio tecnico sopra la media. Di Natale ha avuto pochi minuti nelle due partite e forse sarebbe stato meglio farlo giocare dall’inizio al posto di Iaquinta. In secondo luogo, non si capisce perchè Lippi insista con Marchisio e Camoranesi, che mai si sono resi pericolosi o hanno contribuito alla manovra, quando in panchina c’è Maggio che avrebbe potuto giocare a destra nel 4-4-2. Buono come al solito l’apporto di Montolivo, Zambrotta, De Rossi. 
Cresce tra i tifosi il rimpianto per le assenze di Cassano, Miccoli, qualche uomo di fascia come Semioli. Poi, è giusto portare in Sud Africa uno come Gattuso solo per fare gruppo, ricordando che in panca ci sono già i centrali Pirlo e Palombo? Questo è forse il problema più grande, ossia la mancanza di soluzioni dalla panchina per cambiare le sorti della squadra. Servirà una vittoria nella terza gara contro la modesta Slovacchia, e forse non basterà per avere il primo posto nel girone. Se ce la faremo, e a questo punto nulla è scontato, l’Olanda sarà lì ad aspettarci e per quello che si è visto la vera sorpresa, lasciatemelo dire, sarebbe una nostra vittoria.