Negozi di dischi in estinzione i fan si mobilitano in tutto il mondo
Ormai è uno stillicidio, non passa settimana che non si venga a sapere di un negozio di dischi che chiude. Nelle metropoli come nelle città di provincia, in Italia come all’estero. L’ultima clamorosa notizia è stata quella del megastore Virgin di Times Square a New York: un simbolo della musica nella Grande Mela che ha chiuso definitivamente i battenti.

Non tutti, però, si rassegnano alla fine di un’epoca: così il 18 aprile si celebra il “Record Store Day”, la giornata dei negozi di dischi, con iniziative in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Australia passando per la vecchia Europa.

In Italia sono il MEI, il Meeting delle Etichette Indipendenti, e AudioCoop, il coordinamento delle “indie” italiane, a organizzare “Salviamo i negozi di dischi”, una manifestazione il cui obiettivo è la difesa dei piccoli negozi. “Luoghi che possono ancora diffondere cultura e comunicazione, non virtuale, ma reale”, afferma Giulio Tedeschi della Toast Records, una delle più longeve etichette indipendenti italiane.
All’iniziativa hanno aderito decine di negozi che all’interno dei loro spazi organizzeranno dei microeventi dal vivo, affiancandoli in certi casi a incontri e dibattiti. “Sarà un modo per confrontarsi e soppesare insieme possibilità e limiti dei tradizionali negozi di dischi”, dice Tedeschi.

A fare da amplificatore all’evento in questi giorni è stato il passaparola su Facebook. In molti hanno deciso di partecipare alla giornata o utilizzato la piattaforma del social network per far conoscere le iniziative messe in cantiere. Come Livia e Serena della Casa del Disco di Faenza che, dalla bacheca di Facebook, annunciano di avere organizzato per il Record Store Day un evento “che si lega al Festival dell’Arte Contemporanea che questo weekend invaderà il centro” della città.

OAS_RICH(‘Middle’);
O come Hellnation Store, abituale meta di punk, rockers e mod a Roma, che invita tutti in negozio alle ore 18 per un party “a base di birra e chinotto” e che, per l’occasione, propone uno sconto speciale del 30% su dischi, libri e magliette. A Torino sarà invece lo storico Rock & Folk a ospitare nel pomeriggio il concerto “in store” del chitarrista Marcello Capra e del combo di jazz-ska Jambalaya.

Il Record Store Day ha un forte valore simbolico dal momento che la battaglia sembra ormai persa. Tra download illegale e negozi virtuali come iTunes, la musica digitale ha decretato la morte del supporto fisico. Soprattutto del compact disc, mentre il vinile sta conoscendo una nuova stagione di gloria, ma sempre per pochi appassionati. Con l’addio ai supporti fisici e l’inevitabile chiusura dei negozi di dischi, va scomparendo una cultura. Perché i “record store”, specialmente quelli più piccoli dove esiste un rapporto diretto tra il venditore e l’acquirente, rappresentano molto di più di un semplice spazio di compravendita. Da sempre sono un luogo di ritrovo, di incontro, di scambio culturale, frequentati da musicisti, da appassionati, da personaggi stravaganti, da vere e proprie enciclopedie viventi di questo o quel genere musicale.

Per questo motivo, nonostante il processo sembri inarrestabile, l’interesse a salvare i negozi di dischi è forte, specialmente nel pubblico over-30. Nella bacheca Facebook di “Salviamo i negozi di dischi” c’è chi propone di abbassare l’Iva al 4% e chi sogna un ritorno al vinile e maledice gli MP3. Chi, come Davide Gallà, “compra vinile da 20 anni e non sa rinunciare al piacere di scartabellare tra i dischi” e chi, come Gabriele Capocchi, non riesce “ad immaginare un mondo musicale senza la sensazione di un bel booklet tra le mani che profuma ancora di stampa, senza il cellophane dei CD che non vuole strapparsi, senza tutta l’arte grafica che accompagna l’ascolto”.
Il Record Store Day è la loro giornata. La giornata di chi non si rassegna alla scomparsa non solo di un oggetto che suona, ma di una cultura che ha segnato profondamente intere generazioni di appassionati dal dopoguerra fino a oggi.