Nick Cave
 NICK Cave si esibirà dal vivo a Milano il 22 ottobre al Teatro dal Verme, unica data italiana. Non si tratta di un concerto vero e proprio ma di una serata organizzata per presentare il nuovo romanzo, “La Morte di Bunny Munro”, che arriva in questi giorni nelle librerie italiane. Sul palco assieme a Warren Ellis e Martyn Casey, Cave proporrà la lettura di alcuni testi del suo nuovo libro, alternati all’esecuzione di canzoni dal suo repertorio, per infine rispondere a domande dal pubblico. “Sarà una performance informale, intima e bizzarra” ha dichiarato Cave. E non c’è dubbio che sarà così, perché informale, intimo e bizzarro Cave lo è stato sempre, seguendo con grande attenzione solo le sue passioni.

Imprevedibile e sempre attento alle novità, Cave ha da poco lanciato la sua “campagna d’inverno”, che è fatta del libro, di un disco con Warren Ellis, intitolato “White Lunar”, del tour che arriverà anche a Milano, e di una versione del libro per iPhone e una in sette cd e un dvd con il “reading” di tutto il testo e molto altro ancora.

Cave ha sempre amato la letteratura, ha scritto spesso, anche all’epoca dei Birthday Party, ha pubblicato il suo primo libro nel 1989, e ha preso ispirazione per il suo lavoro da moltissimi scrittori, ha sempre tenuto in grandissima considerazione la scrittura, anche rispetto ai testi delle sue canzoni. In questo caso, ha confessato a Rolling Stone che l’ispirazione iniziale è arrivata da una fonte inaspettata, Kylie Minogue: “C’era il video di Spinning Around che ha catturato la mente degli inglesi per un anno, gli hot pants di Kylie erano su ogni tabloid. E penso che lei abbia una certa responsabilità per quegli hot pants e questo libro”.

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Il libro è sufficientemente dark, violento e ironico per essere scritto da Cave, Bunny è un personaggio che potrebbe essere in qualsiasi canzone dell’autore australiano ed è ossessionato dal sesso, e ha delle fantasie su Kylie Minogue, “ma anche su Avril Lavigne”, aggiunge Cave.

Altro punto di partenza per il libro è stato il lavoro che Cave ha fatto come sceneggiatore nel 2005 per “The Proposition” diretto da John Hillcoat. “Inizialmente Bunny Munro era un soggetto per Hillcoat, ma poi, lavorandoci sopra, si è trasformato in un romanzo. Scrivendo canzoni hai soltanto quattro versi per raccontare una storia o descrivere delle azioni, così usi degli archetipi, come Stagger Lee o Orfeo, non puoi davvero sviluppare un personaggio. Ma in un romanzo puoi creare un mostro”.

Essendo amico fraterno di Kylie Minogue, con la quale ha anche inciso un brano nel 1995, “Where The Wild Roses Grow”, il musicista diventato scrittore spera che non si offenda troppo per il trattamento ricevuto nel libro: “Conosco Kylie e gli ho mandato una lettera di scusa. Ne ho scritta una anche ad Avril Lavigne, ma non so dove mandargliela perché non la conosco. Mi dispiacerebbe se si offendesse”.

Dal punto di vista musicale il progetto discografico con Warren Ellis, “White Lunar”, non è meno sorprendente, essendo un doppio cd con cinque colonne sonore del duo. Ci sono brani da “L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford” e da “The Proposition”, in un insieme che è elettronico e fantastico, ricchissimo di spunti interessanti e affascinanti, lontanissimo dalla musica dei Bad Seeds, per intenderci, e più vicino a certa “ambient” di stampo elettronico, soprattutto le tracce più di ricerca che prendono nome dai crateri lunari.

L’application per iPhone è un progetto ancora più interessante, attraverso il quale è possibile leggere il libro sul dispositivo portatile, ascoltare la versione audio direttamente dalla voce dell’autore, accompagnata da una colonna sonora prodotta dallo stesso Cave e persino guardare lo scrittore-musicista mentre recita, capitolo dopo capitolo, tutte le vicende del romanzo, un “audio-viaggio pionieristico che permette all’ascoltatore-lettore di vivere il libro attraverso dimensioni finora sconosciute”, sottolinea Cave.

Principe dell’oscurità, poeta delle profondità, rocker volutamente scivoloso e innafferrabile, Nick Cave percorre le strade della musica da quando questa è stata rivoluzionata dal punk. E di quella stagione, ancora, porta i segni evidenti. Non solo nel modo di proporsi e di stare in scena, in quella sua aria dinoccolata e apparentemente distaccata che sembra figlia di altri tempi, quanto nel modo, liberissimo, di intendere la musica. Punk non lo è più da tempo immemorabile, la new wave ce l’ha nel dna e continua ad essere parte integrante del suo bagaglio musicale, il rock è il suo universo di riferimento, la canzone e la poesia le ha conquistate strada facendo, trasformandole da mezzo in messaggio.

Ed è con questi elementi che Cave ha creato la sua musica, con i Birthday Party prima, poi con i fedeli Bad Seeds o da solo, attraversando tre decenni in maniera incostante, creando spesso dei capolavori, altrettanto spesso comportandosi in maniera erratica e sfuggente. Sta di fatto che Cave, come pochi altri nella scena musicale contemporanea, ha raggiunto uno status da “cult artist” che nessuno è in grado di contendergli, sviluppando uno stile personalissimo e affascinante, nel quale la canzone, il rock, l’avanguardia, l’oscurità e il rumore giocano spesso ad armi pari.

Australiano, Cave ha esordito in era punk con i Boys Next Door, per poi conoscere il successo Birthday Party in tutta europa, stabilendosi prima a Londra e poi, per molto tempo, a Berlino. Allo scioglimento dei Birthday Party, avvenuto nel 1984, corrisponde la nascita dei Bad Seeds, la band formata da Blixa Bargeld, Barry Adamson e Hugo Race, formazione che, con qualche avvicendamento, ancora accompagna Cave in buona parte delle sue avventure musicali.

Negli oltre venti anni di attività i Bad Seeds hanno spesso mutato umore e atteggiamento, passando dal rock più elettrico e duro alle ballate più oscure e romantiche, sotto la guida creativa di Cave che, anno dopo anno, ha sviluppato uno stile sempre più personale, basato sulla sua vocalità profonda e su un gusto melodico non comune. Stile che si è andato via via “alleggerendo”, diventando meno scuro e spigoloso, senza perdere mai la grinta: “Credo che il mio stile oggi sia più ludico. La musica è più ludica, ma non lo sono le parole, le liriche delle canzoni restano arrabbiate”, dice lui, cercando di spiegare chi sia oggi Nick Cave.

Il modo migliore per capirlo non è soltanto quello di ascoltare la sua ultima fatica, “Dig, Lazarus, dig!”, ma soprattutto provare a frequentare il suo ricco e complesso universo anche leggendo il suo nuovo, curioso, romanzo.