caparezza

Quattordici brani, forse troppi, con un filo anche di monotonia, dove si raccontano le avventure di Caparezza e di due creature della sua fantasia, la sopravvissuta sessantottina Ilaria Condizionata e il muratore Luigi delle Bicocche, il vero supereroe del nostro tempo, l’Uomo Normale che deve dribblare i tackle arcigni del quotidiano e i devastanti sgambetti della impazzita società. Non state troppo a cercare una trama, il concept è un po’ forzato ma va bene così; a Caparezza piace legare i vari brani con rumori, effetti, voci famose (anzi, di famosi), speaker tv, alla deriva delle sue fantasie parolibere tra Gianni Rodari e l’hip hop coatto, con un gusto musicale non così vario (il limite evidente) che gioca sulle citazioni – il quasi rock acido di La rivoluzione del sessintutto, il folk meticciato di Vieni a ballare in Puglia (che non mi stupirei di vedere adottato come inno da qualche assessore a caccia di consensi ggggiovanili), il pop spettral-fiabesco di La grande opera, alla Danny Elfman, e quello invece jeegrobotico, da sigla televisiva, di Cacca nello spazio.


Forse vale di più il libro che il Capa ha preparato, Saghe mentali, da considerare companion del CD. Quattro le parti del volume come quattro sono gli album del giovane incontinente: le canzoni dell’esordio diventano un finto diario segreto, quelle di Verità supposte fiabe crudeli e assurde, Habemus Capa si trasforma in una Caparezziana visione dell’Inferno dantesco e questi ultimi brani sono i capitoli di un romanzo di fantascienza (ecco il “fonoromanzo”) abusivamente inserito nella collana “Urania”.