ranieriTORINO – Signor Ranieri, qual è il senso di Juventus-Milan?
“Siamo i segugi a caccia della lepre: il senso è questo”.
Quindi, vale soltanto per la nomina di anti-Inter?
“Non ancora. L’Inter ci sta provando, ma non è ancora andata. In fondo, tra noi e loro c’è solo una partita di differenza”.

Vinta dall’Inter, però: e allora?
“E allora, è stata la miglior partita dell’Inter, dicono loro, è una delle peggiori nostre. Ci sono due squadre che devono vincere lo scudetto: Inter e Milan,

che non sono inattaccabili. Il sogno lo dobbiamo coltivare e non cambierà nulla se domenica sera ci troveremo a otto o nove punti dai nerazzurri”.

Perché Ronaldinho sembra più vecchio di Del Piero?
“Forse perché hanno due caratteri differenti, ma Ronie non lo conosco e posso solo ammirarlo, mentre di Del Piero so che con questa determinazione, questo carattere, questa puntigliosità, questo amore per la professione e per la squadra di cui è capitano, è capace di realizzare tutto quello che dice. Giocherà fino a quarant’anni: io ci credo”.

Ma cos’è cambiato tra di voi?
“Niente, proprio niente”.

Si può dire, almeno, che Del Piero è ingombrante, per un allenatore?
“No. È il capitano, è giusto che si parli tanto di lui. E fa vendere, perciò tutto ciò che lo riguarda è amplificato. Ma questo non mi condiziona: se penso che per il bene della squadra debba stare in panchina io ce lo metto, senza pensare alla conseguenze. L’ho dimostrato a Napoli, quando l’ho sostituito con De Ceglie e tutti mi hanno dato addosso. Solo una volta ho sbagliato, con lui”.

Quando?
“L’anno scorso con la Samp, all’ultima giornata, quando ho preferito lasciare in campo Trezeguet: volevo che lui e Del Piero vincessero insieme la classifica cannonieri. Con il senno di poi, non fu giusto togliere Ale”.

Se Ranieri avesse un’immagine più rude, cosa sarebbe cambiato?
“Sarei stato meno attaccabile, ma non posso fingere. Se poi qualcuno preferisce un mascellone che urla e strepita, sarà sadomaso. Io urlo, ma non so recitare. E preferisco le buone maniere. I tifosi non si sono fatti ingannare e mi hanno sempre sostenuto”.

Possibile che non ci fosse niente di sbagliato, due mesi fa?
“La squadra non aveva metabolizzato la fatica mentale delle tre partite alla settimana. Ho soltanto aspettato che il vento si calmasse, come un comandante nella tempesta. Sapevo che lavoravamo bene, che lo spogliatoio era compatto: una squadra che s’è sempre fatta un culo così per vincere le partite, come fa a essere spaccata? La mia esperienza mi suggeriva che non mi dovevo preoccupare: infatti. Del resto me ne frego, tanto so che alla prima sconfitta ricomincerà la tiritera”.

Si pretende forse troppo, dalla Juve?

“Sì, ma è giusto così”.

Significa che in questo anno e mezzo avete fatto più di quello che avreste dovuto?
“Tantissimo di più, sì. Però chi allena la Juve deve sempre pensare di poter vincere lo scudetto, sennò che allenatore è? Non posso avere paura di osare, ci tengo a far capire che lotteremo fino all’ultimo sussulto anche se ci sono squadre migliori di noi. Alla Juve è giusto chiedere tutto, ma senza scordare da dove veniamo. Non mi sembra un discorso campato per aria: non lo capisce solo chi non lo vuol capire o chi ha un’intelligenza limitata. Ma mi posso curare degli idioti?”.

Non c’è davvero stato un giocatore che ha pensato che Ranieri fosse un incapace?
“Non credo, perché avrebbe significare rinnegare tutto il buon lavoro dell’anno scorso. Alla squadra lo dissi: ci stanno seppellendo di critiche, ma voi ricordatevi chi siete”.

Ma difetti continuate ad averne, no?
“Quale squadra non ne ha? Ne ha il Milan campione del mondo, l’Inter che stravince, non possiamo averne noi? Tranquilli, verrà il tempo in cui finiremo di costruire e potremo mettere quadri alla pareti e fiori ai balconi”.

Non c’è il rischio che nel frattempo le fondamenta si sgretolino, vista l’età dei vostri leader?
“In Inghilterra dicono che l’impero romano non è stata fatto in una notte. Noi non abbiamo né russi né sceicchi né texani, dobbiamo fare sana programmazione. E stiamo bruciando i tempi”.

Le basterà l’anno e mezzo che le rimane, per vincere?
“Potrei anche avere un solo mese a disposizione, so come va il mondo. Però non so quando vincerò. Il calcio è bello perché non c’è nulla di scritto”.

Se i giocatori sono tutti dalla sua parte perché un mese fa a Verona Camoranesi si rifiutò di sostituire un compagno?
“Successo, è verissimo. Ma il giorno dopo, tra noi c’erano baci e abbracci: funziona così, alla Juve”.