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ROMA – La crisi economica azzanna anche il teatro e fa vittime illustri a Broadway. Domenica scorsa è calato definitivamente il sipario su nove spettacoli allestiti sulla “Lunga strada bianca” newyorchese, campioni del box office come Young Frankenstein di Mel Brooks, i musical Hairspray e Grease; battenti chiusi anche sulla commedia Tony Award del 2008 Boeing Boeing. A salvare gli show c’è però la Cina. I produttori newyorchesi sono infatti pronti a trasferirsi: una delocalizzazione che potrebbe essere salutare visto il successo già riscosso a Pechino da Saranno famosi, con il tutto esaurito a ogni rappresentazione nonostante i biglietti costino l’equivalente di 187 dollari, più dello stipendio mensile di un medio lavoratore cinese.

La cooperazione tra Broadway e la Cina avanza velocemente: la società “Broadway Asia entertainment” allestirà a Pechino e in altre città cinesi cinque commedie musicali, a cominciare da The sound of music. La compagnia Nederlander, la stessa che ha portato in tour in dieci città cinesi nel 2007 42nd street e nel 2008 Aïda, ha appena firmato un accordo per la costruzione di un complesso teatrale nella periferia di Pechino per produzioni stabili.

Tutta un’altra atmosfera invece nei teatri di Broadway, dove domenica sera troupe e tecnici si sono ritrovati per festeggiare, come da tradizione, la fine del lavoro. Sui brindisi aleggiava però un’aria pesante, da resa dei conti: è stato uno choc constatare che l’alto prezzo dei biglietti (tra i 100 e i 500 dollari) non riesce a spiegare tutta la crisi, perché il forte calo di pubblico delle ultime settimane è senz’altro legato anche al timore per le prospettive della recessione e alla necessità di risparmiare in tempi tanto cupi dal punto di vista economico. Tra brindisi e lacrime, era forte la sensazione che a Broadway per tanto tempo nulla potrà più essere come prima.

Uno choc, anche perché molti addetti ai lavori non si aspettavano uno sviluppo così veloce degli eventi. Lo conferma Marc Shaiman, compositore delle musiche e autore di Hairspray, le cui repliche continuano invece nel West End londinese: “Non riesco a farmene una ragione: se mi fossi accorto che le cose si stavano avviando in questa direzione, forse ci riuscirei. Per me è stato come sopprimere un animale domestico non perché sia malato, ma perché non ci si può più permettere di comperargli da mangiare”, ha detto durante la festa di chiusura al Club Arena.

L’alto costo dei biglietti per i teatri è al centro del dibattito tra i produttori. Secondo Allan S. Gordon, artefice di Rent, Cry-Baby e Hairspray, il tema terrà banco per molto tempo nell’ambiente del teatro, perché rispetto alla necessità di abbassare i prezzi dei biglietti ognuno ha la sua ricetta: “Dovrà accadere per necessità, non spontaneamente. Non ci sono alternative. Lo vediamo già adesso, con l’offerta due al prezzo di uno. Dovremo portare qualcuno gratuitamente, indipendentemente da ciò che si inventeranno”. La star di Xanadu Kerry Butler, lo show che ha chiuso le repliche a settembre, ritiene che tutti “dovrebbero tagliarsi una parte di stipendio per consentire di abbassare i prezzi dei teatri. Gli attori, la troupe, tutti quanti dovrebbero abbassarsi lo stipendio se siamo in recessione” ha detto.

Margo Lion, altra produttrice di Hairspray, sta facendo il possibile per proiettarsi verso nuovi progetti, come il musical Catch me if you can, basato sul film del 2002 interpretato da Leonardo di Caprio (“Prova a prendermi”), l’autobiografia di Frank Abagnale Jr che spera di portare a Broadway la stagione prossima: “Dobbiamo guardare oltre”. Tra gli ottimisti c’è il 92enne Horton Foote, autore della commedia Dividing The Estate che con l’aria di chi ne ha viste tante ha previsto il ritorno alla stabilità a Broadway nel giro di due stagioni: “Ho in testa più idee di commedie di quante ne riuscirò a vedere in scena a Broadway, ma sono sicuro che le vedrò tutte realizzate”.