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Sette magistrati della Procura di Salerno, fra cui il procuratore capo Apicella, sono indagati dalla Procura generale di Catanzaro che ha bloccato con un provvedimento di sequestro, gli atti che erano stati sequestrati dalla Procura di Salerno. Il provvedimento di sequestro è stato firmato dal procuratore generale di Catanzaro, Enzo Jannelli, e dai sostituti Garbati, De Lorenzo e Curcio. I  magistrati di Salerno sono indagati nell’ambito di un’inchiesta avviata dalla Procura generale di Catanzaro relativa al sequestro della documentazione delle indagini Why Not e Poseidone eseguito martedi’ scorso dai magistrati campani a Catanzaro. Al momento non si sono apprese le ipotesi di accusa – Oltre al sequestro degli atti delle due inchieste, i pm della Procura di Salerno hanno eseguito anche numerose perquisizioni nei confronti di magistrati della Procura generale e della Procura di Catanzaro. L’inchiesta della Procura di Salerno e’ scaturita dalle denunce fatte dall’ex pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, circa l’avocazione dell’inchiesta Why Not da parte della Procura generale.

Napolitano ha chiesto al Pg di Salerno gli atti – Secondo il capo dello Stato si tratta di una vicenda senza precedenti che ha gravi implicazioni istituzionali. La richiesta è stata avanzata dopo la decisione di sequestrare atti di inchieste condotte dall’ex pm della procura di Catanzaro De Magistris ora in servizio a Napoli. Questo il comunicato del Quirinale: ”Il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra, su incarico del Presidente Giorgio Napolitano, ha oggi inviato al Procuratore Generale presso la Corte di appello di Salerno, dott. Lucio Di Pietro, la seguente lettera: “La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno ha effettuato ieri perquisizioni e sequestri nei confronti di magistrati e uffici della Procura Generale presso la Corte di appello di Catanzaro e della Procura della Repubblica presso il Tribunale di quella città.

Mancino: “Pronto a lasciare” – “Il giorno in cui una campagna di stampa dovesse incidere sulla mia autonomia non ho difficoltà a togliere l’incomodo”. Lo ha detto il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, in apertura del plenum, riferendosi alle notizie secondo le quali sarebbe coinvolto in una inchiesta a Salerno sul caso De Magistris. “Non vorrei avere sulla mia persona neppure l’ombra di un sospetto – ha detto Mancino – il giorno che dovesse accadere non avrei esitazione a lasciare. Ho sempre operato al servizio delle istituzioni e sono venuto al Csm per cercare di conciliare politica e magistratura, probabilmente me ne andrò senza aver raggiunto questo obiettivo, ma ciò dipende anche da quello che si muove all’esterno del Csm. Io, quando ero ministro dell’Interno, ho appreso come bisogna mantenere i rapporti politici all’interno di culture diverse”.

Mastella: atti ad Alfano e a Pg Cassazione – A vagliare gli atti inerenti le intercettazioni che furono disposte dall’ex Pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, nei confronti dell’allora Guardasigilli Clemente Mastella nell’ambito dell’inchiesta Why not saranno il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e il Procuratore generale della Cassazione, titolare dell’azione disciplinare. Il plenum del Csm ha infatti approvato all’unanimità l’archiviazione della pratica aperta in I Commissione, con la trasmissione degli atti ai titolari dell’azione disciplinare. Il fascicolo era stato aperto a ottobre sulla base di una segnalazione avanzata da Mastella, in cui l’ex ministro lamentava “anomalie processuali pregiudizievoli della mia persona, del mio status di parlamentare all’epoca dei fatti e del prestigio e la correttezza dell’autorità giudiziaria”.

Mastella rilevava che il Gip di Catanzaro  aveva archiviato l’indagine nei suoi confronti – “Per infondatezza della notizia di reato, anche con riferimento all’inutilizzabilità del tabulato telefonico relativo all’utenza in uso all’ex Guardasigilli, poiché acquisito senza l’autorizzazione della Camera di appartenenza, in aperta violazione con quanto previsto dalla legge Boato. Il Csm ha rilevato che la condotta di De Magistris “se da un lato può astrattamente integrare gli estremi di un illecito disciplinare -si legge nella delibera approvata- esclude dall’altro ogni residua competenza di questo Consiglio” data “la volontarieta’ dell’agire in tal senso del magistrato calabrese”, che non puo’ essere ricondotta alle previsioni paradisciplinari di “condotta incolpevole” di competenza della I commissione.

Csm, da Plenum piena solidarietà a Mancino – E’ una solidarietà assoluta quella che il plenum del Csm ha voluto esprimere al vice presidente Nicola Mancino, in relazione alle notizie di stampa sull’indagine che lo vedrebbe coinvolto a Salerno sul caso De Magistris. “Dobbiamo un apprezzamento alla sensibilità mostrata da Mancino, non ne avevamo bisogno – ha detto il togato di Magistratura Democratica, Livio Pepino – eravamo ampiamente consapevoli che l’operazione in atto, attraverso gli attacchi al vicepresidente, mira a colpire tutti noi. Bisogna avere grande rigore e trasparenza con una risposta dura che ci porta a non farci intimidire”.

Saladino chiamato da un collaboratore di Mancino – “La chiamata partita da uno dei miei numeri di telefono è stata fatta da un’altra persona, da un rappresentante di Comunione e liberazione, Angelo Arminio, che nel 2001 era nella schiera dei miei collaboratori”. Così’ il vicepresidente del Csm. “Vivo uno stato di amarezza”, ha dichiarato il vicepresidente del Csm, “per le notizie di stampa che vorrebbero la mia persona sottoposta a indagini a Salerno. Non so se ci sono inchieste, so solo che qualche quotidiano ha parlato di indagini sulla mia persona, sull’ex pg di Cassazione e sul pg d’udienza disciplinare D’Ambrosio. Nella notizia c’è anche un collegamento a rapporti che avrei avuto con Saladino: non ne ho mai avuti, non lo conosco, mi è stato presentato nel 1985 per un comizio che fece un candidato delle liste Dc e appartenente a Cl, pensavo fosse milanese, non ho mai avuto rapporti con lui”.