Dopo 38 anni Stefano D´Orazio lascia i Pooh. Il gruppo più longevo d´Italia, sulle scene dal 1966, perde la sua batteria monumentale, la sfilata esagerata di tamburi tom per la rullata più lunga del pop italiano. Il musicista romano è stanco, chiarirà presto i motivi della sua clamorosa decisione ma intanto lancia lontano le sue bacchette verso la platea come da sempre fa alla fine dei suoi concerti, stavolta però è per l´ultima volta: non le riprenderà più, di sicuro non per suonare ancora al fianco di Red Canzian, Stefano Facchinetti e Dodi Battaglia, come fa da una vita. Intanto, però, resterà nel gruppo per due impegni già programmati: promuovere l´antologia in uscita l´8 maggio e partecipare al tour, l´ultimo per lui, al via il 24 luglio.

Sembrava impossibile, i Pooh avevano resistito a tutto, avevano attraversato le diverse stagioni musicali e le tempeste politiche del Paese, riuscendo sempre a riprendere il bandolo della loro carriera, in nome di un pop romantico e al tempo stesso sempre ben suonato, sembravano davvero una formazione immarcescibile. Questo però è un colpo dal quale difficilmente potranno riprendersi, non a questo punto, non dopo tanta storia vissuta insieme: Red Canzian, il bassista, al telefono non vuole commentare, il tono però è dispiaciuto, quindi la decisione di D´Orazio, suo alter ego ritmico, deve averlo colto di sorpresa. L´intesa, l´amicizia tra i quattro componenti è sempre stato il collante più forte del gruppo, qualcosa però si dev´essere rotto. Per evitare gli scandali, i Pooh avevano nel 1973 anche fatto a meno di Riccardo Fogli, la voce di Pensiero e di Alessandra, il bello del gruppo, reo di aver attirato su di sé i riflettori per la sua relazione con Patti Pravo, contravvenendo così alle regole non scritte del gruppo. Lo sostituì Red Canzian e i Pooh andarono incontro al successo enorme di Parsifal, un disco dai suoni ricercati, un concept che restò per anni tra gli album più venduti con le sue 400 mila copie.

Stefano D´Orazio era entrato nei Pooh nel 1971, prendendo il posto di Valerio Negrini, considerato il quinto Pooh, fondatore del gruppo e da sempre autore dei testi. Il suo stile è unico, il modo di suonare coreografico, talvolta sopra le righe ma efficace, con il tipico gesto della testa e la massa di capelli ricci con la quale accompagna il movimento. La sua batteria per tutti gli anni Ottanta diventa monumentale, D´Orazio è uno dei primi ad utilizzare campane e gong, i tom a suono modulabile. È il romano in un gruppo lombardo, il suo accento inconfondibile, la sua simpatia ne fanno un elemento fondamentale dei Pooh. Non lascia la capitale: forse anche i frequenti viaggi da Roma verso Milano lo avranno stancato.