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La nuova politica annunciata dal governo italiano intende ridurre la dipendenza energetica dall’estero, tagliare le emissioni di gas serra e abbassare il costo dell’energia elettrica all’utente finale. Ma sui rischi ed i benefici dell’utilizzo di centrali nucleari non vi è ancora univocità di opinione. Soprattuto si teme il problema del trattamento delle scorie radioattive, nonostante i moderni processi di transmutazione adottati nelle centrali di nuova generazione. Questo convegno, promosso dal Club Rotary di Osimo, è dedicato sia alle fonti rinnovabili che al nucleare, fonti tutte definite “alternative” al combustibile fossile. Esso vuole essere un’occasione di corretta informazione scientifica, di confronto e riflessione, a beneficio di quanti, soprattutto fra i giovani, intendono valutare e determinare con cognizione di causa le scelte che il Paese si troverà ad affrontare nei prossimi anni.

Domenica 24 gennaio 2010 Ore 9:30
Sala Maggiore del Comune

Sono disponibili nell’area downloads (clicca qui) le slide del convegno!

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PROGRAMMA
9:30 APERTURA DEI LAVORI
Lauretta Giulioni presidente Rotary Club Osimo
Stefano Simoncini sindaco di Osimo
10:00 LE ALTERNATIVE AL COMBUSTIBILE FOSSILE
Giovanni Latini preside Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche
10:20 LA POLITICA ENERGETICA DELLA REGIONE MARCHE
Fabio Badiali assessore all’Industria, Energia e Fonti Rinnovabili della Regione Marche
10:40 LE ENERGIE RINNOVABILI
Luigino Quarchioni presidente di Legambiente Marche
11:00 L’ILLUSIONE DELL’ENERGIA DAL SOLE
Franco Battaglia docente di Chimica dell’Ambiente, Università di Modena
11:20 LA RADIOATTIVITÀ AMBIENTALE
Paolo Randaccio docente di Fisica Applicata, Università di Cagliari
11:40 IL TRATTAMENTO DELLE SCORIE RADIOATTIVE
Ugo Spezia dirigente della Società Gestione Impianti Elettronucleari
12:00 TAVOLA ROTONDA
Giancarlo Trapanese vice capo redattore sede moderatore Rai per le Marche
13:20 CONCLUSIONI
Giuseppe Ferruccio Squarcia governatore distretto 2090 del Rotary International
Un pò di storia
Lo sfruttamento dell’energia nucleare per la produzione di energia elettrica risale in Italia ai primi anni Sessanta. Nel 1966 l’Italia era infatti il terzo produttore al mondo, dopo USA e Regno Unito. Nel 1975 il primo Piano Energetico Nazionale previse un forte sviluppo di tale fonte, ed in aggiunta alle precedenti centrali di Latina, Sessa Aurunca e Trino, si cominciarono a costruire quelle di Caorso, Montalto
di Castro e il secondo reattore della centrale di Trino.
Nel 1987 il nuovo Piano Energetico Nazionale contava di portare a venti il numero delle centrali nucleari, ma l’Italia abbandonò di colpo lo sviluppo di tale fonte energetica, nonostante il testo delle tre famose consultazioni referendarie non vietasse la costruzione di nuove centrali, né imponesse la chiusura di quelle esistenti. Vennero chiuse le tre centrali ancora funzionanti (Sessa Aurunca era già stata fermata per raggiunti limiti di età) e riconvertita quella in costruzione a Montalto di Castro.
La mancata produzione di energia elettrica da fonte nucleare fu compensata con l’aumento dell’utilizzo di combustibili fossili (in particolare carbone e gas, ma anche olio combustibile) e con l’incremento delle importazioni (in gran parte ottenute dalla Francia e dalla Svizzera, che sono in grado di esportare
energia proprio grazie alla loro produzione elettronucleare).
Alcune stime prevedono l’esaurimento dei combustibili fossili nei prossimi 70 anni, inoltre essi sono considerati i principali responsabili del riscaldamento globale a causa dell’ingente quantità di anidride carbonica prodotta dalla loro combustione.
Da anni si assiste ad uno sforzo volto allo studio, alla promozione ed alla incentivazione pubblica delle fonti di energia cosiddette “rinnovabili”, come l’eolica ed il solare. Tuttavia considerazioni tecniche ed economiche fanno apparire improbabile che si possa far fronte al crescente fabbisogno di energia
mediante l’uso esclusivo di tali fonti.
Il dibattito politico si è riaperto con forza in Italia dopo il black-out del 2003 fino a portare alla decisione del Governo del 2008 di ripristinare in Italia una capacità nucleare a fini di elettro-generazione. A tal proposito il ministero dello Sviluppo Economico ha proposto di costruire 10 nuovi reattori con l’obiettivo di aumentare l’incidenza del nucleare nelle forniture dell’Italia dall’attuale 10% al 25% circa nel 2030.