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 VENEZIA – Un Leone d’oro che parla di guerra, di ragazzi mandati allo sbaraglio, della violenza che ogni conflitto comporta: è “Lebanon”, diretto dall’israeliano esordiente Samuel Maoz, il trionfatore della Mostra 2009. Una scelta forte e in un certo senso militante, da parte della giuria presieduta da Ang Lee. In un’edizione in cui due film italiani – “La doppia ora” di Giuseppe Capotondi, “Il grande sogno” di Michele Placido – vedono premiate le rispettive attrici protagoniste. Ma Medusa, la società che distribuisce entrambe le pellicole, deve incassare anche la delusione per il mancato premio a “Baaria” di Giuseppe Tornatore, su cui aveva puntato molto. E che, invece, resta a bocca asciutta.

I premi maggiori. Il Leone d’argento va al visionario e “politico” affresco dell’Iran anni Cinquanta di “Women without men” della regista Shirin Neshat, che anche stasera sfoggia la sciarpa verde della protesta anti-regime. Il Gran premio della giuria finisce invece a quello che è stata forse la pellicola più applaudita del festival: la deliziosa commedia culinaria “Soul kitchen” di Fatih Akin. L’Osella per la sceneggiatura la vince “Life during wartime” di Todd Solondz; quella per il miglior contributo tecnico un’altra opera che ha ottenuto un fiume di applausi, “Mr. Nobody” di Jaco Van Dormael.

I premi agli attori. A essere insignita della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile è la russa Ksenia Rappoport, ormai italiana d’adozione, per “La doppia ora”. Una prova, la sua, non memorabile, per molti dei cronisti che hanno seguito la Mostra; premiata, forse, per il desiderio di inserire nel palmares una pellicola che ai giurati è piaciuta. O forse per dare un contentino a Medusa, presente in forze nel concorso con tre delle quattro opere made in Italy. E sempre a un’attrice di un film distribuito dalla società berlusconiana, la Jasmine Trinca del “Grande sogno”, va il premio Mastroianni per la migliore promessa del cinema (anche se lei, malgrado l’età giovane, di film ne ha già fatti tanti). Scontata, e meritatissima, è invece la Coppa Volpi per il migliore attore che va al bravissimo Colin Firth, romantico professore gay in “A single man” di Tom Ford.

I grandi esclusi. Oltre a “Baaria”, restano senza riconoscimenti altri film che – o per il consenso del pubblico, o per i dibattiti che hanno suscitato – potevano aspirare a un posto al sole. Ad esempio “Capitalism: a love story” di Michael Moore e “Lourdes” di Jessica Hausner.

Gli altri premi. Il filippino”Engkwentro” di Pepe Diokno trionfa nella sezione Orizzonti. Aggiudicandosi anche il premio De Laurentiis per la migliore opera prima. Per Orizzonti Doc vince “1428” di Haibin Du, documentario sul grande terremoto del Sichuan che si è verificato alle 14.28 del 12 maggio 2008. Menzione speciale a “Aadmi Ki Aurat Aur Anya Kahaniya” dell’indiano Amit Dutta. Infine, nell’ambito di “Controcampo italiano”, prevale la commedia brillante “Cosmonauta” di Susanna Nicchiarelli.

La cerimonia. I premi sono stati assegnati nel corso della serata di gala che si è svolta nel Palazzo del cinema del Lido, a partire dalle ore 19, con Maria Grazia Cucinotta (in nero luccicantissimo) nel ruolo di madrina. Tra i protagonisti anche Sylvester Stallone, presente per ritirare il premio che la Biennale gli ha assegnato. E tra le chicche del red carpet c’è da segnalare il presidente di Medusa, Carlo Rossella, che intona lo slogan “meno male che Silvio c’è…”. Tanto per non far dimenticare il contesto tutto italiano in cui la Mostra si è svolta.