provIn Italia solo un bambino su 100 nasce dopo essere stato concepito con tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) mentre in alcuni paesi del Nord Europa questo accade per 1 bambino ogni 30. Considerando le percentuali di gravidanze ottenute attraverso la PMA rispetto al numero di prelievi ovocitari effettuati, gli USA si attestano al 40%, l’Europa al 27% e l’Italia al 21%.

La regressione del’Italia – Dopo 4 anni dall’entrata in vigore della legge 40, l’Italia è fanalino di coda in tema di riproduzione medicalmente assistita: le possibilità di avere un figlio grazie alla fecondazione assistita sono diminuite dal 25% (2003) al 21% (2006) ed è aumentata la possibilità di avere parti multipli (dal 22% nel 2003 al 24% nel 2006). Questi i dati presentati oggi a Roma, in occasione dell’apertura del Convegno “Legge 40 e turismo riproduttivo: vale ancora la pena?”, organizzato dall’Idv e dalla Società Italiana di Fertilità e Sterilità.

Un incentivo al “turismo procreativo” – Il risultato più preoccupante che emerge dall’analisi dei dati è che, mentre negli altri Paesi Europei e negli Stati Uniti si assiste ad un continuo miglioramento delle performance delle tecniche di PMA con una graduale, costante diminuzione delle principali complicanze (in particolare quelle legate alle gravidanze multiple) l’Italia, in seguito alla legge 40, è in netta controtendenza e non evidenzia alcun passo avanti. Inoltre, prosegue incessante il flusso migratorio delle coppie in cerca di un figlio, i viaggi della speranza all’estero con meta principale la Spagna, seguita da Russia, Cecoslovacchia e Romania.

Una legge da cambiare – “La normativa italiana presenta delle forti contraddizioni – ha affermato Antonio Palagiano, Presidente del Convegno e Vicepresidente della Società Italiana di Fertilità e Sterilità -: la legge 40 si pone come obiettivo la tutela del concepito a favore del quale impedisce la diagnosi pre-impianto e impone l’obbligo di trasferimento di tutti gli embrioni ottenuti con la inseminazione dei 3 ovociti; contestualmente la legge 194 sull’interruzione di gravidanza permette l’interruzione, in presenza di specifiche malattie, del medesimo concepito fino alla 23esima settimana di gestazione. Si tratta di un cortocircuito legislativo! Impensabile in altri paesi. Sarebbe auspicabile – ha concluso Palagiano – una revisione della legge 40 e, come accade nella vicina Germania (dove peraltro vige una legge restrittiva), autorizzare nel nostro paese il congelamento degli ovotidi e cioè degli ovociti fecondati in cui non è ancora avvenuta la fusione del Dna dei due gameti. Un tentativo di compromesso che metta fine ad uno scontro ideologico che divide il Paese