🎤 Ai microfoni di Radio Incredibile: Tobias Åberg

Il mago dietro le quinte dell’Eurovision 2025

Quando arrivi al cuore pulsante dell’Eurovision Song Contest, nel dedalo di cavi, monitor, luci e voci che si intrecciano a Basilea, capita di imbattersi in chi – con discrezione e precisione – tiene le redini di tutto. È lì che abbiamo incontrato Tobias Åberg, Head of Production di Eurovision 2025. E, con grande disponibilità (e un sorprendente italiano!), ha accettato di rispondere alle nostre domande.

Tobias non è nuovo al Festival: per lui questa è la 17ª edizione. La prima? Era il 2000. “All’epoca era tutto più semplice – ci racconta – una sola diretta, pochi paesi in gara, niente realtà aumentata. Eppure, già allora, c’era la magia.”

Oggi la macchina è gigantesca. Centinaia di persone coinvolte, delegazioni da tutta Europa, e una produzione televisiva tra le più complesse al mondo. Ma Tobias resta fedele a una regola: tecnologia sì, ma solo se ha un senso.

“Usiamo strumenti avanzati, ma mai per effetto speciale fine a sé stesso. Tutto deve raccontare qualcosa.”

Quest’anno, per esempio, la realtà aumentata viene usata solo in modo sottile, per valorizzare le sequenze del televoto. Meno effetti wow, più eleganza. Tra le piccole grandi novità, un nuovo sistema audio che riduce il ritardo tra studio e portavoce: “Non è spettacolare – ci dice – ma rende tutto più fluido. E la gente a casa se ne accorge.”

Parlando con lui, ci colpisce un’altra cosa: l’enorme attenzione all’aspetto umano. Tobias lavora con team internazionali – “abbiamo colleghi da Svezia, Francia, Lettonia, Ucraina, Regno Unito…” – e sa bene che la sfida più grande non è tecnica, ma culturale. “Impari come lavorano le persone, come comunicano. Questo show ha un suo ritmo, un suo universo. Ci devi entrare dentro.”

A Basilea, l’Eurovision è tornato in Svizzera 36 anni dopo l’edizione di Lugano. Il palco, con una passerella a T e un grande arco luminoso, è stato disegnato per coinvolgere lo spettatore, anche da casa: “Vogliamo che il pubblico si senta immerso. Gli artisti sono sempre in movimento, non c’è mai staticità. È uno spettacolo che respira.”

Gli chiediamo cosa direbbe a sé stesso, quel ragazzo che nel 2000 entrava per la prima volta nel backstage dell’Eurovision. Sorride:

“Gli direi che la parte culturale conta quanto quella tecnica. E che, prima o poi, ti innamori di questo caos meraviglioso.”

Poi chiude in italiano, con un accento dolce e ironico: “L’Eurovision è sempre… incredibile!”

E noi, da Radio Incredibile, non potremmo essere più d’accordo.