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UN caso editoriale in Francia, un film in arrivo, un adattamento teatrale e, se non bastasse, un raccontino per ragazzini. Anche in Italia è arrivato Le tribolazioni di una cassiera (Corbaccio, pagg. 177, euro 12,60), diario – meglio, sfogo – di Anna Sam, dipendente di un ipermercato che sul suo blog ha cominciato a scrivere riflessioni, aneddoti, incontri e che ha raccolto intorno a sé il popolo delle donne invisibili della grande distribuzione. Un esercito, oltre 170 mila adepte, cassiere pure loro, che sul web hanno solidarizzato e confermato il decalogo dell’impiegata modello: dodici minuti di pausa, 880 euro al mese, i seimila bip al giorno del codice a barre, l’identikit del cliente tipo.

La Sam, ventotto anni, laureata in lettere, nella grande distribuzione ci ha lavorato otto anni prima di spiccare il volo notata da un editore di fiuto. Ed è diventata subito un caso, un’offerta speciale, tanto per mantenere il linguaggio dei supermarket, che le ha consentito di vendere in una manciata di mesi centomila copie, molte più del libro sull’innamoramento tra la Bruni e il presidente Sarkozy.

Amaro e divertente, il volumetto è una specie del Diario di Bridget Jones senza il finale con il principe azzurro. In questo caso il riscatto della protagonista è il successo e la possibilità di licenziarsi da un lavoro piuttosto alienante (il capitolo sulla carta igienica è tra i più esilaranti) dove il capo è Dio e i bambini sono piccoli mostri ai quali le mamme dicono: “Vedi amore, se non sei bravo a scuola lavorerai alla cassa come quella signorina lì”.

Lontana anni luce dalle patinate addette ai lavori dei film americani con la divisa immacolata e il sorriso stampato sulle labbra, la cassiera-macchina di oggi assomiglia quasi di più all’operaio della fabbrica-mostro di Charlie Chaplin di Tempi moderni. Ma la gloria è dietro l’angolo: fare la cassiera (a volte) funziona molto di più che diventare velina o letterina o partecipare a qualunque selezione per miss. Non solo per scrittrici di successo come Anna Sam infatti, il registratore di cassa è un trampolino per il mondo dello spettacolo. E le storie ormai sono parecchie.

A cominciare da Giusy Ferreri, dieci anni passati in una Esselunga milanese prima che il programma televisivo X-Factor la lanciasse nell’empireo musicale con il tormentone Non ti scordar di me come la Whinehouse di casa nostra. Cameron Diaz, prima di essere scelta per il film The Mask che le spianò la strada per Hollywood, lavorava come cassiera in una yougurteria; la sofisticata Michele Pfeiffer era impiegata, sempre dietro una cassa, dei supermercati Vons e Sandra Bullock, che adesso oltre che attrice è anche produttrice cinematografica, a diventare cassiera non ci è mai riuscita anche se era il suo sogno e ha dovuto accontentarsi del ruolo di magazziniera.
A onor del merito è necessario ricordare anche Tiziana Concu impiegata in un supermercato di Cagliari che, nei giorni scorsi ha trovato davanti alla cassa (ancora!) continua di una banca 160 mila euro e li ha portati ai carabinieri