AUGUSTO AMABILI

Augusto Amabili è nato nel 1976 a San Benedetto del Tronto. Da sempre risiede a Spinetoli, dove lavora come operaio in una ditta calzaturiera, dipinge e scrive poesia.

Personalità poliedrica della scena artistica marchigiana, suoi testi sono apparsi sulla rivista «La Gru», nei blog «La poesia e lo spirito» e «La dimora del tempo sospeso», oltre che all’interno del libro collettivo Calpestare l’oblio (www.lagru.org; Cattedrale/Argo, 2010).
Nel 2008 ha pubblicato per Fara il suo primo libro di poesia, “La convalescenza”, con un’introduzione di Davide Nota. “La gettata del cielo”è la sua seconda raccolta pubblicata presso la Sigismundus Editrice nel maggio 2011. Il libro ha ricevuto una segnalazione come libro inedito all’interno del “Premio di poesia Sandro Penna” di Città della Pieve (PG).

 

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Augusto Amabili è un poeta della realtà. La realtà avvertita come luogo in cui il senso può nascondersi, può mimetizzarsi e sembrare intermittente o può mancare, a volte, e proprio per questo ancora di più deve essere cercato. Soffrendo, come prima cosa. Amabili, come il fermano Luigi Di Ruscio, poeta-operaio e operaio-poeta, perché non può esistere distinzione tra l’uomo, come ente sociale, e poeta, come ente in ascolto. Poeta e artista (è anche musicista e pittore) del sentimento incondizionato e illimitato, cioè privo di condizioni (o convenzioni) e limiti. E poeta della rabbia, come ama dire: rabbia che parte dalla propria condizione di marginalità (che è la condizione collettiva più identitaria di questo nostro tempo) e costruisce la legittimità dell’espressione poetica, dandogli il corpo e la voce.